fbpx IL VALORE DELLE DIGITAL SKILLS: COME PREPARARSI ALLA TRASFORMAZIONE DIGITALE | Camera di Commercio di Cosenza

Il workshop affronta il tema delle ICT (Information and Communication Technologies) come strumento fondamentale attraverso cui favorire l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva per una maggiore e più efficace partecipazione ai processi democratici, grazie alle potenzialità offerte dai processi partecipativi del web 2.0.

In un momento delicato e di isolamento, come quello che sta attraversando da febbraio 2020 tutta Italia ed il mondo intero, le possibilità di connettersi con le persone care o di poter condividere una lezione didattica, un webinar o una battuta per sdrammatizzare la situazione, rappresentano un barlume di speranza e stanno mettendo in risalto il lato più caloroso e orgoglioso del popolo italiano. Purtroppo oggi, ma anche in altri momenti, una parte della popolazione italiana non può accedere a questi servizi. Questa disuguaglianza sociale è conosciuta come Digital Divide e con una formula ormai standard, è possibile definirlo come “il divario esistente tra chi ha possibilità di accesso effettivo alla tecnologia e chi invece no, parzialmente o completamente”.

Le competenze digitali sono ormai un fattore strategico per la competitività del nostro sistema socio-economico, ma la consapevolezza della loro importanza è ancora troppo poco diffusa così come poco diffusi sono gli skill nelle imprese, nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni, nei cittadini. Il percorso da seguire, a partire dalla scuola, diventa quindi duplice: da un lato gli stakeholder istituzionali stanno lavorando per definire gli standard, le normative e le politiche legate all’innovazione e alla formazione; dall’altro, occorre diffondere nella collettività la percezione della trasformazione digitale come driver di sviluppo ormai ineludibile. I motivi di esclusione dalle cosiddette ICT, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, possono essere molteplici: la condizione economica, l’età, la mancanza di competenze digitali e la provenienza geografica.

Ora chi vuol provare ad immaginare questo periodo di isolamento domestico, senza la possibilità di connettersi ad una linea veloce Internet? Questo vuol dire senza serie tv on demand, senza videochiamata multipla (un must di questo periodo), senza tutto quello che prevede una connessione con una certa potenza.

L’Italia sta percorrendo la strada della digital transformation, implementando le ultime tecnologie in molti campi professionali e nei servizi al cittadino. Sarebbe altrettanto importante non lasciare indietro nessuno, fornendo le stesse possibilità a tutti, formando le persone all’utilizzo di questi nuovi strumenti e fortificando le skills di chi già fa parte di questo meraviglioso meccanismo tecnologico.

Per accelerare sul digitale, occorre accelerare su chi ha le competenze per abilitarlo. Nuove professioni, nuove competenze, più professionisti esperti (laureati e non), più formazione di qualità, più soft skills sono fattori necessari e urgenti per ridurre la forbice domanda offerta di competenze digitali. Non solo la realizzazione di progetti digitali ritarda per scarsità di personale con skills adeguati, ma aumenta la disoccupazione o il sottoutilizzo di forza lavoro con competenze in obsolescenza.

Relatori


Renato Salvatore Marafioti - Dottore in Giurisprudenza. Presidente Associazione Culturale Format. Presidente Sezione Aica Calabria. Docente in discipline informatiche.“L’importanza delle competenze digitali nella società dell’innovazione e della digital trasformation”.

Laureato in Giurisprudenza e formatore in discipline informatiche dal 1995. Dal 1997 è Presidente dell’Associazione Culturale Format di Reggio Calabria, ente di formazione professionale accreditato dalla Regione Calabria in formazione continua e formazione superiore (www.acformat.it). Autore del libro “Identità ed eredità digitale”. Dal 2002 è supervisore ed esaminatore ECDL/ICDL. Dal 2016 è fondatore e Presidente della Sezione Territoriale AICA Calabria.

 

Carlo Tiberti - Laureato in Psicologia del Lavoro e delle Organizzazioni. Country Manager Italia Certificazioni ECDL/ICDL, Responsabile AICA del Dipartimento Certificazioni ECDL/ICDL, Presidente Sezione Aica Lombardia. “Competenze digitali per la cittadinanza attiva”

 

Paolo Schgör - Laureato in Ingegneria Elettronica, Presidente Sezione Internazionale Aica, Imprenditore e libero professionista.  “Dalle competenze digitali di base alle competenze specialistiche: il valore delle certificazioni”

Adele Tramontano - Direttrice Scuola Formazione Capitolina – Roma Capitale. “Piano di sviluppo delle competenze digitali di Roma Capitale”

 

Moderatore

Gianluca Chirico - Socio e Consigliere in seno al Consiglio direttivo di AICA Calabria.

 

Rapporteur

Eleonora Caracciolo - Segretario e Consigliere in seno al Consiglio direttivo di AICA Calabria

 

Approfondimenti:

Il valore delle digital skills: come prepararsi alla trasformazione digitale 

In questo momento di profonda incertezza, una cosa di cui si può essere certi è che la trasformazione digitale  è inevitabile e continua. Mentre la società, i mercati, le tecnologie e le abitudini delle persone si evolvono, il  mondo del lavoro matura quotidianamente la consapevolezza di dover acquisire nuove competenze per  saper usare con dimestichezza le tecnologie digitali, stare al passo e non subire passivamente la  competizione. Le tecnologie digitali sono utilizzate in molti settori: agricoltura, sanità, trasporti, istruzione,  vendita al dettaglio, automazione, energia, spedizione, logistica, insegnamento e industria dell’ICT, e la  domanda di specialisti è in rapida crescita. 

Secondo quanto afferma la Commissione Europea, nel prossimo futuro, 9 lavori su 10 richiederanno  competenze digitali, mentre il 44% dei cittadini europei tra i 16 ei 74 anni, non le possiede ancora.  

Il workshop affronta il tema delle ICT (Information and Communication Technologies) come strumento  fondamentale attraverso cui favorire l’inclusione sociale e la cittadinanza attiva per una maggiore e più  efficace partecipazione ai processi democratici, grazie alle potenzialità offerte dai processi partecipativi  del web 2.0. L’inclusione di quei cittadini che non hanno accesso ai benefici della società dell’informazione è  diventato uno dei punti cardine dell’Agenda Digitale Italiana così come lo è di quella europea: se non si usano  in modo appropriato ed efficiente i nuovi mezzi di comunicazione (Internet e new media) sembra quasi inutile  preoccuparsi degli aspetti procedurali e tecnologici della sanità digitale, dei pagamenti elettronici, della firma  certificata o degli open data della pubblica amministrazione. L’inclusione è anche un fattore che favorisce la  realizzazione dell'agenda 2030 dell'ONU per lo sviluppo sostenibile. 

Le competenze digitali sono ormai un fattore strategico per la competitività del nostro sistema socio economico, ma la consapevolezza della loro importanza è ancora troppo poco diffusa così come poco  diffusi sono gli skill nelle imprese, nelle scuole, nelle pubbliche amministrazioni, nei cittadini. Il percorso  da seguire, a partire dalla scuola, diventa quindi duplice: da un lato gli stakeholder istituzionali stanno  lavorando per definire gli standard, le normative e le politiche legate all’innovazione e alla formazione;  dall’altro, occorre diffondere nella collettività la percezione della trasformazione digitale come driver di  sviluppo ormai ineludibile. 

La strada per il progresso passa per un’azione a livello culturale per la diffusione delle opportunità della  digitalizzazione, insieme alla consapevolezza del rischio di rimanere fermi o di arroccarsi su posizioni di rifiuto.  Ci interroghiamo spesso su come l’innovazione digitale possa supportare l’inclusione sociale. 

In un momento delicato e di isolamento, come quello che sta attraversando da febbraio tutta Italia, le  possibilità di connettersi con le persone care o di poter condividere un hashtag o una battuta per  sdrammatizzare la situazione, rappresentano un barlume di speranza e stanno mettendo in risalto il lato  più caloroso e orgoglioso del popolo italiano. Purtroppo oggi, ma anche in altri momenti, una parte della  popolazione italiana non può accedere a questi servizi. Questa disuguaglianza sociale è conosciuta come  Digital Divide e con una formula ormai standard, è possibile definirlo come “il divario esistente tra chi ha  possibilità di accesso effettivo alla tecnologia e chi invece no, parzialmente o completamente”. Secondo il  Report dell’Istat “Cittadini e ICT” (Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione), pubblicato a  dicembre 2019, la percentuale di famiglie italiane che dispongono di una connessione a banda larga è pari al  74,7%, mentre la percentuale degli individui che hanno utilizzato Internet, negli ultimi 3 mesi precedenti  l’intervista, è pari al 67,9% (entrambi dati in crescita rispetto alla medesima rilevazione dell'anno  precedente). Indipendentemente dal numero o dalla percentuale, nel 2020 tutti dovrebbero avere accesso a  questo genere di opportunità, colmando questo gap, in quanto il non poterlo fare comporta una serie di  conseguenze negative su questa parte di popolazione, che possono essere sintetizzate in due enormi  svantaggi: il primo di natura culturale: si immagini di non poter ascoltare un interessante podcast, di non 

poter leggere un quotidiano digitale o di non conoscere gli ultimi trend sui social network (anche un meme  ritrae l’attualità e l’attualità è cultura); il secondo di carattere economico: dall’implementazione di una suite  mail fino all’installazione di un repositor file condiviso con i colleghi, passando per tutti gli strumenti che  rendono possibile lo smart working. Beh, le conclusioni in questo caso sono ancora più immediate. 

I motivi di esclusione dalle cosiddette ICT, Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione, possono  essere molteplici: la condizione economica, l’età, la mancanza di competenze digitali e la provenienza  geografica. Ad esempio, una delle categorie più colpite dal Digital Divide è la fascia che comprende i soggetti  anziani (65+): questo fenomeno è anche conosciuto come “digital divide intergenerazionale”. Infatti tra le  famiglie composte esclusivamente da persone ultrasessantacinquenni, solo il 34,0% ha accesso a una  connessione internet a banda larga. Una sorta di paradosso se si pensa che una delle categorie che più  avrebbe bisogno dei vantaggi del digitale, è quella che ne ha meno accesso. 

A sostenere l’importanza della connessione fra le persone, è un altro dato emerso dall’ultimo Report  dell’Istat “Cittadini e ICT”, secondo cui i servizi di messaggeria istantanea rappresenterebbero le attività  digitali più diffuse fra le famiglie italiane. Indipendentemente dal device (smartphone, pc, tablet o wearable),  le attività legate all’utilizzo di servizi di comunicazione, che consentono di entrare in contatto con più persone  contemporaneamente, sono le più comuni, forse perché sono quelle che riescono a far sentire gli utenti come  parte di un unico mondo: più di otto internauti su dieci hanno utilizzato, nei tre mesi prima della rilevazione  Istat, servizi di messaggeria istantanea e circa il 64,5% ha effettuato chiamate via Internet. 

A seguire in questa classifica sui servizi del web più utilizzati dalle famiglie italiane: Lettura di informazioni e notizie (57,0%) 

Intrattenimento (film, musica e/o giochi) (47,3%) 

Home banking (46,4%). 

Inoltre più della metà degli utenti di Internet (di almeno 14 anni) ha effettuato almeno un acquisto online:  precisamente il 57,2%, pari a 20 milioni 403 mila persone. 

Ora chi vuol provare ad immaginare questo periodo di isolamento domestico, senza la possibilità di  connettersi ad una linea veloce internet? Questo vuol dire senza serie tv on demand, senza videochiamata  multipla (un must di questo periodo), senza tutto quello che prevede una connessione con una certa  potenza. 

Altra storia sono poi le competenze digitali. - Si può partire da questo dato (Istat 2019): fra le famiglie che  per scelta non hanno a casa una connessione a banda larga, la maggior parte indica come principale motivo  la mancanza di capacità (56,4%) mentre il 25,5% di esse non considera Internet uno strumento interessante.  Osservando i dati del Report emerge che gli utenti (che invece hanno una connessione internet domestica)  che hanno competenze digitali basse sono il 41,6%, di base il 25,8% e nulle il 3,4% (pari a 1 milione e 135  mila). Il 29,1% ha competenze digitali elevate. Va ricordato che dal 2015 la Commissione Europea, in accordo  con gli Istituti nazionali di statistica, ha definito un metodo per calcolare la qualità delle competenze digitali  degli utenti. Infatti le capacità degli utenti devono corrispondere (con una graduatoria da 0 a 2) a quattro  domini di competenza: 

Information skill: identificare ed utilizzare di informazioni digitali 

Communication skill: comunicare in ambienti digitali (attraverso strumenti digitali) Problem solving skill: risolvere problemi tecnici, aggiornare le proprie e le altrui competenze. Software skills for content manipulation: creare ed elaborare contenuti digitali.

Ad esempio per essere un utente con capacità digitali avanzate, bisogna ottenere un livello 2 per tutti i domini  di competenza. 

L’Italia sta percorrendo la strada della digital transformation, implementando le ultime tecnologie in molti  campi professionali e nei servizi al cittadino. Sarebbe altrettanto importante non lasciare indietro nessuno,  fornendo le stesse possibilità a tutti, formando le persone all’utilizzo di questi nuovi strumenti e  fortificando le skills di chi già fa parte di questo meraviglioso meccanismo tecnologico. Anche chi ha  competenze elevate può aiutare gli altri: forse ora è proprio il momento giusto. 

Per accelerare sul digitale, occorre accelerare su chi ha le competenze per abilitarlo. Nuove professioni,  nuove competenze, più professionisti esperti (laureati e non), più formazione di qualità, più soft skills sono  fattori necessari e urgenti per ridurre la forbice domanda offerta di competenze digitali. Non solo la  realizzazione di progetti digitali ritarda per scarsità di personale con skills adeguati, ma aumenta la  disoccupazione o il sottoutilizzo di forza lavoro con competenze in obsolescenza. 

Si rileva pertanto un’urgente necessità di aggiornamento nella formazione, precedente e successiva  all’entrata nel mondo del lavoro, e un supporto ai professionisti del settore, affinché comprendano e  arrivino a padroneggiare i vari strumenti social e i metodi innovativi con i quali questi strumenti possono  essere incorporati nella pratica professionale già esistente. È, inoltre, importante che vengano sviluppate  le competenze digitali di cui hanno bisogno i giovani per accedere a questi servizi, usarli e trarre vantaggi  e benefici da essi. I media possono svolgere un ruolo davvero importante nel dare nuova forma alle  modalità di orientamento professionale, al fine di aiutare i giovani nelle loro scelte professionali. La sfida  per questo settore è decidere come usare al meglio queste tecnologie.